Il dilemma della fiducia: come affrontarlo
Fidarsi sarebbe bellissimo ed è utilissimo, ma poco prudente nasconderselo: poterlo fare è raro.
La tradizione popolare lo ha colto bene e tradotto nel proverbio "Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio".
Fidarsi è utile, innegabile: lo è nella vita personale, perché allevia l'esistenza, e nella vita aziendale perché velocizza processi, facilita l'ingaggio, accresce produttività.
La fiducia come potenziatore
Come ha scritto Steven Covey in un bellissimo libro intitolato The Speed of Trust, le persone non seguono strategie, seguono manager. I cittadini non seguono programmi, seguono leader.
La fiducia:
- per un paese è un acceleratore di benessere economico.
- per un'azienda è una leva fondamentale per attivare la motivazione dei collaboratori, facilitare il cambiamento e moltiplicare la velocità di esecuzione.
- per una persona aumenta innegabilmente il piacere di vivere le relazioni.
La vita quotidiana è un altro film
Però, però… Parole belle, scriverle e leggerle. Si deve puntare a costruire fiducia.
La vita quotidiana tuttavia ci racconta altro.
Se razionalizzi, al mattino, quando metti giù i piedi dal letto hai due opzioni: agire con fiducia o con diffidenza.
Agire con fiducia
Agisci con fiducia quando fai una concessione senza contropartita, qualunque essa sia: fare uno sconto a un cliente, permettere a un figlio di tornare tardi, dare un’informazione preziosa.
Sei convinto che verrà apprezzato il gesto, forse anche ripagato, almeno da una semplice pacca sulla spalla come espressione di riconoscenza.
Dando fiducia però sai di essere esposto a un rischio. Quale? L'irriconoscenza, che si manifesta nel disconoscimento del tuo gesto o addirittura nella maggiore avidità degli altri, che potrebbero approfittarsi di te.
Il cliente che la prossima volta vorrà uno sconto ancora maggiore minacciando, se non lo ottiene, di passare alla concorrenza. Il figlio che chiederà un orario prolungato, e così via. E tu allora ti arrabbierai pure.
Arriverai persino a pentirti della tua generosità, influenzando i tuoi comportamenti futuri a dispetto magari di un’attitudine più incline alla fiducia. Nulla di peggio dell'ira dei buoni.
Agire con diffidenza
L'altra scelta è agire con diffidenza e egoismo, pensando solo a te stesso; prendere piuttosto che dare.
Qui la conseguenza può essere persino drammatica se ci si trova di fronte a qualcuno di uguale natura: si chiama conflitto e nelle ipotesi estreme, guerra.
Costantemente siamo di fronte quindi a una scelta dilemmatica: l'asimmetria informativa in cui viviamo non permette di trovare soluzioni a tavolino. Ed è giusto, i dilemmi non si risolvono, si possono al limite affrontare.
Che cosa ti muove?
Ma perché allora talvolta si è fiduciosi e altre volte no, agendo nell'arco della stessa giornata in modo completamente diverso? Che cosa muove verso un atteggiamento piuttosto che un altro?
Pensaci: l'esperienza, il carattere, gli interessi in gioco, le informazioni di cui disponi, la pregressa o meno famigliarità con gli interlocutori, il carattere, l'educazione, i valori a cui ti ispiri.
Ciò che ti influenza in misura importante alla resa dei conti è il comportamento degli altri.
Io posso partire fiducioso, ma poi se mi tradisci te la farò pagare. Del pari posso partire aggressivo di fronte alla tua reazione di pari segno, il che fa sorgere un conflitto di cui non avevo misurato le conseguenze; a un certo punto vorrei cambiare ma è troppo tardi: sei tu a non fidarti più di me.
Qualcuno dice: la fiducia quando c'è non ci si accorge del suo valore, lo si percepisce solo quando viene meno.
L'assenza - o presenza - di fiducia è uno dei fattori che impatta maggiormente sulla crescita economica di un paese.
Il ragionamento ridotto al minimo è: manca la fiducia, le informazioni circolano lente, gli accordi si chiudono con ritardo - o non si chiudono - e il loro positivo impatto economico si allunga nel tempo o addirittura non si produce.
É dimostrato che la crescita del PIL è proporzionale al tasso di fiducia. La fiducia è moneta circolante: non ci sono popoli più o meno capaci di usarla, ma sistemi più efficienti del nostro che la incentivano e del pari ne sanzionano l'abuso.
Come affrontare il dilemma?
Detto ciò nel quotidiano è difficile dare risposte: la fiducia è una cosa bellissima, ma concederla o meno - in assenza di perfetta simmetria informativa e di meccanismi premianti e sanzionatori funzionanti, cioè nel nostro mondo - resta una scelta dilemmatica.
C'è un modo tuttavia per affrontare il dilemma: blindare il rischio di una fiducia che potrebbe rivelarsi malriposta.
"Se tu... allora io": se mi aumenti l'ordine ti farò lo sconto (e non solo in base a una mera promessa), se aiuti in casa allora potrai tornare all'una, se mi dai tu l'informazione X, allora ti darò l'informazione Y.
Un meccanismo di scambio prudente, con cui tutelare gli interessi di tutti, mettendoci al riparo al contempo dal rischio di una fiducia incondizionata e dagli effetti di un egoismo sterile.
Goditi un video in cui certo la fiducia non è stata granché ripagata!
Mi ha scosso, non che tu mi abbia mentito, ma che io non ti creda più.
- Friedrich Nietzsche-