Essere oggetto di una critica, sia in campo personale che professionale, non è mai piacevole per nessuno. L’importante, quando succede, è avere l’onestà intellettuale di accoglierla ed analizzarla, per cercare di capire se è una critica giusta e costruttiva, sfruttabile per migliorare se stessi, per affinare le proprie competenze e per incrementare il proprio bagaglio di esperienza.
Cosa si prova quando si è oggetto di un giudizio negativo
Il giudizio è un concetto negativo a prescindere, al quale bisogna imparare a dare il giusto peso. Questo vale sia quando lo si riceve sia quando lo si esprime su altri. Essere vittime di un giudizio negativo, soprattutto se non se ne condividono gli estremi, può scatenare emozioni contrastanti, istintive e difficili da gestire. Parlando molto in generale, esistono due modi di reagire ad una critica.
Alcune persone si sentono mortificate. Questo sentimento comporta una reazione di auto-critica ed auto-analisi a volte anche troppo severa. Chi subisce il giudizio con mortificazione è, solitamente, una persona poco sicura di sè, timida ed introversa, dal carattere sensibile e dolce. La reazione di queste persone è, in genere, violenta verso se stessi: perdono autostima, si colpevolizzano anche più del necessario.
Un’altra categoria di persone, invece, spesso caratterizzate da un temperamento forte e da una buona dose di fiducia in se stesse, reagiscono sfogando rabbia e frustrazione contro chi li ha criticati.
Infine, c’è chi alla critica non reagisce affatto, perché non prova nessun interesse a farlo né si preoccupa di cosa possano pensare gli altri. Soprattutto in ambito professionale, tutti e tre i comportamenti, se portati all’estremo, sono poco costruttivi e controproducenti.
Saper controllare le proprie emozioni per avere successo professionale
Se si lavora in team, o se si è alle dipendenze di altre persone, spesso è necessario manipolare e plasmare il proprio carattere per il successo ed il benessere comune. Creare tensioni, alimentare antipatie o, peggio ancora, instaurare una sorta di competizione vendicativa verso il collega che ha mosso una critica non è una buona strategia. Allo stesso modo, sentirsi sminuiti ed offesi e farsi da parte, è altrettanto deleterio. Il lavoro di squadra, dove ognuno mette sul tavolo delle trattative il proprio impegno, le proprie capacità, le proprie specifiche competenze per il raggiungimento di un obiettivo comune, obbliga anche all’autocontrollo, per evitare di rovinare l’atmosfera e inficiare il buon esito del progetto comune. È possibile imparare a controllare le emozioni, soprattutto quando ci si sente feriti o accusati?
Controllare le emozioni a seguito di una critica: innanzitutto razionalizzare
La prima cosa da fare, quando si riceve un giudizio negativo sul proprio lavoro, è razionalizzare l’accaduto. In ambito lavorativo, molto spesso, si giudica un fatto e quasi mai la persona. Bisogna focalizzare il concetto, e tenerlo ben presente, che la critica su un singolo lavoro o evento non è un’accusa alla persona né alla professionalità generale della persona.
Fare un errore e venire malamente ripresi, non fa perdere tutti i punti accumulati nel proprio percorso professionale, non fa perdere credibilità e nulla toglie alle proprie competenze e capacità. Razionalizzare e circoscrivere l’evento ad un singolo fatto, aiuta a non sentirsi presi di mira, sminuiti o svalorizzati. Se un proprio lavoro non è piaciuto, se un obiettivo non è stato centrato, se un cliente non è soddisfatto non significa non essere bravi nel proprio lavoro e non essere gli ottimi professionisti che si è dimostrato di essere fino al giorno prima. L’errore, lo scivolone o, semplicemente, il periodo o la giornata storta, sono cose che capitano a tutti. Anzi, spesso sono cose che capitano ai migliori.
Analizzare la critica con onestà
Quando si riceve un giudizio negativo è importante farne tesoro. Domandarsi se, effettivamente, non sia stato meritato. Riconoscere i propri errori e i propri limiti è una qualità importante, il primo passo per farne ed averne sempre di meno. Se ci si rende conto che la critica è giusta, che l’errore è stato fatto, è bene prenderne atto con onestà ed umiltà.
Analizzare i motivi per cui si è ricevuto un giudizio negativo significa scoprire i propri errori, imparare la lezione e ripartire da lì, con la voglia e l’entusiasmo di superare il proprio limite e non commettere più lo stesso sbaglio. Questo percorso di crescita, applicabile sia all’ambito personale che professionale, è fondamentale per avere successo. Riconoscere i propri errori, ed essere sempre consapevoli delle proprie potenzialità, è il binomio perfetto per la buona riuscita di qualsiasi progetto.
Come sfruttare un giudizio negativo per migliorarsi
Per quanto possa fare male, un giudizio negativo è, invece, una grande opportunità. Subire una critica dà modo di vedere un proprio comportamento con gli occhi degli altri, da un punto di vista diverso. Una volta individuato l’errore, o gli errori, che hanno portato all’insuccesso, sarà molto semplice lavorare per trovare una soluzione alternativa, per approcciarsi con un comportamento diverso, per sperimentare nuove strade.
Tutto questo ragionamento, e l’impegno che serve per cercare di correggere l’errore che ha attirato il giudizio negativo, fa parte della crescita personale e professionale di una persona. Sono percorsi abbastanza dolorosi, perché non sentirsi apprezzati fa male, dispiace, costringe a mettersi in discussione: tutti sentimenti non semplici da gestire in serenità.
Alla fine, però, dai momenti poco piacevoli si esce sempre più forti, e con una lezione in più nel proprio bagaglio culturale e di esperienza. Sfruttare un insuccesso, una critica, un giudizio negativo a proprio vantaggio è possibile: trasformandolo in un’opportunità. La vita non sempre dà la possibilità di fare la stessa cosa due volte.
Quando si sbaglia, questa opportunità c’è: si può tornare indietro e rifare una cosa, facendola meglio, sicuramente molto meglio rispetto a come si era pensato di farla. Accogliere le critiche come un’offerta e non come un’offesa può servire a gestire meglio mortificazione e rabbia ed a migliorare se stessi.