È il momento di cambiare posto di lavoro?
I cambiamenti nella vita sono sempre momenti difficili da affrontare; la paura dell'incertezza rende arduo prendere una decisione. Tuttavia spesso è importante fare una scelta, anche assumendosi dei rischi. Il lavoro è uno dei campi dove il margine di errore deve essere ridotto, se non si vuole rischiare di trovarsi in situazioni difficili. Ma come si fa a capire quando è arrivato il momento di cambiare lavoro? In questo articolo vengono descritti i segnali che rendono meno difficile la scelta di lasciare un lavoro per cercarne un altro.
La paura del lunedì
Se la domenica sera diventa il momento peggiore della settimana, superato solo dal lunedì mattina, allora significa che c'è qualcosa che non va. Gli psicologi del lavoro hanno descritto in modo accurato la sindrome della domenica sera o del lunedì mattina. È il momento in cui l'idea dell'imminente ritorno in ufficio viene vissuta con disagio, stress e in alcuni casi con vero e proprio panico. In molti si riconosceranno nella descrizione, specialmente se la sveglia deve suonare ripetutamente prima che ci si alzi dal letto per iniziare la giornata. È il segnale che il lavoro non viene svolto con serenità.
Se la mente, razionalmente, rifiuta l'idea di ammettere il disagio, il corpo non riesce a mentire. Tuttavia come si fa a essere sicuri non si tratti solo di un momento di passaggio? La psiche umana è in grado di immagazzinare le insicurezze e le paure. Può accadere di desiderare un cambio drastico; ci si mette alla ricerca di un nuovo lavoro ma il timore di abbandonare un impiego detestabile ma remunerato è predominante; così alla fine, al momento di mandare il cv oppure di presentarsi al colloquio per un nuovo impiego, manca il coraggio di proseguire: ci si chiede se non sia un errore di cui ci si pentirà per tutta la vita.
La mente riesce e mediare ma il corpo non è capace di mentire; trasmette sensazioni spiacevoli, che all'inizio si succedono sporadicamente ma che con il passare del tempo si ripetono sempre più frequentemente. Ignorarle non serve perché prima o poi, se non si trova la soluzione e non si prende una decisione, il corpo somatizza il disagio e ci si ammala. Non bisogna trascurare le percezioni o stati allarmanti come l'esaurimento e l'aggressività immotivata; sono il segno di un disagio psicologico riconducibile alla propria attività lavorativa.
Svolgere un lavoro al di sopra delle proprie capacità
Alla lunga può diventare insostenibile lavorare svolgendo mansioni che si basano su capacità che non si possiedono; se l'azienda forma i suoi lavoratori, se non possiedono determinate skills, allora il lavoro può diventare una meravigliosa opportunità di crescita professionale. Se invece il management non fornisce gli strumenti per svolgere al meglio le proprie funzioni, il lavoro diventa frustrante. Si avvertirà un sensazione di frustrazione e avvilimento, perdendo lentamente gli stimoli e la fiducia nell'azienda. Il rischio, se non si lascia il lavoro nel momento giusto, è quello di perderlo in ogni caso a seguito del licenziamento.
Lavorare al di sotto delle proprie capacità
Il caso opposto al precedente si verifica quando si svolge un lavoro troppo facile per l'esperienza e le capacità acquisite nel tempo. Lo step più naturale dovrebbe essere una crescita in azienda, nuove mansioni per apprendere altre skills e proseguire nel percorso di maturazione. Se questo non accade significa che l'azienda non è attenta alle proprie risorse oppure non è organizzata al meglio. Le motivazioni vengono meno: è il momento di lasciare per provare a crescere altrove.
Scarsi feedback dal management
Nonostante i successi professionali e i risultati raggiunti l'azienda non fornisce alcun feedback. Il lavoro non viene apprezzato, ci si ritrova in una condizione di abbandono. Per ogni obiettivo conseguito deve esserci un riconoscimento da parte dei responsabili o dei propri collaboratori. Se questo non avviene può voler dire che lo sforzo e l'impegno non sono stati apprezzati. Se non c'è riconoscimento non c'è valorizzazione, e non ci sarà crescita. È il caso di cercare altrove.
Ambiente di lavoro ostile o poco piacevole
L'ambiente in cui si lavora è importante. È necessario che non ci sia ostilità e che la figura del proprio responsabile goda di credibilità, altrimenti si corre il rischio di non raggiungere gli obiettivi posti dall'azienda. Se viene meno l'entusiasmo, a causa dell'ambiente lavorativo, verrà meno anche la crescita personale, perché in tali situazioni è più facile andare incontro a insoddisfazione, mancanza di stimoli e, nella peggiore delle ipotesi, infelicità. Uno dei segnali che riassume questo status quo è il parlar male, sfogandosi con parenti e amici, del proprio ruolo e dell'ambiente lavorativo. È il segno che bisogna iniziare a guardarsi attorno.
Retribuzione insoddisfacente o assente
Ci sono lavoratori che non vengono retribuiti oppure prendono un misero rimborso spese, pur svolgendo le stesse mansioni di colleghi con un stipendio normale. Premesso che anche il tirocinio dovrebbe essere retribuito, se col passare dei mesi la situazione non cambia è il caso di interrogarsi se non sia il caso di chiedere un chiarimento al management.
Può anche succedere di essere reclutati con un contratto di pochi mesi, con la promessa di una stabilizzazione successiva. In molti casi chi entra come precario in un ambiente di lavoro rimane precario per qualche anno; il datore di lavoro prende tempo e gli anni trascorrono senza che nulla cambi. Si aggiunga che nelle aziende dove il precariato è una regola, c'è un ricambio di risorse molto intenso. Può succedere dunque che si perda improvvisamente il proprio posto di lavoro in favore di uno stagista che svolge la stessa attività gratuitamente. I contratti precari non prevedono tutele in caso di licenziamento, per cui la perdita di un lavoro che non stimola potrebbe essere un'opportunità per cercare qualcosa di meglio. È difficile lavorare quando non si intravede una prospettiva; per capire quale sia la policy aziendale è sufficiente fare qualche domanda ai colleghi e restare vigili, magari decidendosi a lasciar perdere per cercare un'opportunità migliore.