La formazione dei lavoratori all’interno della logistica secondo il D.lgs 81/2008
Di Enrico Pistone
L’efficacia della formazione e modelli per attrarre l’attenzione dei discenti
La formazione dei lavoratori secondo il D.lgs 81/2008 è stata individuata dal Legislatore come la prima manovra di prevenzione per mantenere la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro sotto controllo.
Come da indicazioni dell’INAIL “la formazione deve essere concepita come una vera e propria misura di prevenzione alla sicurezza, svolgendo una funzione essenziale per il controllo dei rischi dei lavoratori”.
La stessa definizione normativa di formazione che è contenuta nel D.lgs 81/2008 indica senza nessun dubbio che la formazione è un processo educativo che deve avere uno specifico obiettivo atto a modificare i comportamenti umani dovendo essere idoneo a trasferire ai lavoratori ed agli altri soggetti della sicurezza conoscenze utili all’acquisizione delle competenze necessarie per lo svolgimento in sicurezza dei rispettivi compiti in azienda, (art. 2 comma 1, lettera “aa”), ma anche all’identificazione, alla riduzione, ed alla gestione dei rischi.
Detto questo risulta fondamentale trovare i giusti modelli, il giusto percorso formativo, tenendo conto degli argomenti relativi alla formazione inseriti nell’Accordo Stato Regioni del 21 dicembre 2011, che possa risultare intuibile, utile ed efficace ma soprattutto sfruttabile da parte dei lavoratori impegnati nelle aziende italiane.
Lavoratori non solo italiani ma che possono provenire da altri paesi, avere culture e lingua differente dall’italiano, e di conseguenza come indicato nel D.lgs 81/2008 (si tratta di una delle maggiori differenze rispetto al D.lgs 626/94), il Datore di Lavoro ne deve tenere conto ed organizzare la relativa formazione che sia adeguata anche a questi lavoratori.
La formazione deve però essere efficace, si diceva, deve essere un momento di reale studio ed applicazione alla realtà quotidiana.
Per “agganciare” l’interesse dei lavoratori soprattutto in occasione dei corsi relativi ai rischi specifici ed attrarre la loro attenzione, è necessario portare non solo le proprie competenze professionali, validissime ma che in tanti casi danno la percezione di autocelebrare il docente ed avere un limite di comprensibilità piuttosto marcato, ma la vera differenza del momento formativo è dato dall’apporto delle proprie esperienze personali, trovando e stimolando le vie di interesse per i lavoratori attraverso i “case study”; in questo modo si riesce a rendere il corso interattivo ed i lavoratori partecipi al corso di formazione, non lasciandolo fine a se stesso ma facendoli sentire parte del “gioco”. In pratica il corso di formazione non puo’ e non deve essere astratto rispetto alla realtà ma facente parte della stessa.
Terminato il corso ci si dimentica ciò che è stato detto fino alla prossima, futura formazione “obbligatoria” per legge.
Un corso di formazione infatti non deve e non puo’ essere solo un momento dove enunciare una serie di leggi in successione delle quali i lavoratori generalmente prendono anche nota su un quaderno diligentemente durante il corso, ma che, già dalle ore successive hanno dimenticato numerazioni, date e motivi di applicazione alla propria realtà quotidiana. Inoltre molti lavoratori considerano i corsi relativi alla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro tutti uguali, segnale che evidentemente il corso “non ha colpito nel segno”.
Questo è il modo peggiore per far passare in secondo piano la sicurezza sul lavoro, ...”tanto non cambia nulla”...è il discorso più ascoltato come “feedback” dai lavoratori, quando invece, grazie ad esempio all’ottima tecnica comunicativa degli “storytelling”, la docenza potrebbe essere sfruttata nei percorsi quotidiani ed essere realmente di aiuto nelle attività dei lavoratori.
Parlando di efficacia della formazione diventa oltremodo fondamentale il ruolo della verifica dell’efficacia al termine del corso di formazione. Verifica obbligatoria, ma anche momento istituzionale del corso di formazione stesso; far comprendere ai lavoratori come il controllo dell’avvenuta acquisizione delle competenze durante il corso debba essere verificato perché ben presto la conoscenza di quanto detto si trasformerà in una vera e propria necessità da parte dei discenti lavoratori, mettendo in pratica, o meglio cercando di mettere in pratica quanto più possibile appreso nelle ore dedicate alla formazione.
E’ altresì indispensabile comunicare e far ben comprendere ai lavoratori durante il momento della formazione che è vero che in un’aula esiste per “il mondo perfetto”, libero da difficoltà quotidiane e di tagli economici che rendono la sicurezza sul lavoro un momento di secondaria importanza, mentre al di fuori dello stesso durante il lavoro non sempre ci si trova di fronte a situazioni di facile risolvibilità, ma proprio per questo i lavoratori devono imparare (dimostrando di sapere sfruttare il corso di formazione) ad essere pazienti nel comunicazione la sicurezza sul lavoro come elemento imprescindibile di gestione e comportamento giornaliero, ed essere in grado di poter applicare i principi del D.lgs 81/2008 individuando quali potrebbero essere le criticità dell’azienda e quali le aree di miglioramento della propria attività lavorativa. E’ fondamentale far comprendere ai lavoratori che non si tratta di un processo facile perché per riuscire ad ottenere il miglioramento di una condizione di lavoro bisogna conoscere non solo la propria attività ma anche le leggi della sicurezza che lo governano, dimostrando di conoscere i propri diritti, i propri doveri.
In questo modo l’azienda potrà progredire anche a livello operativo grazie ai propri lavoratori riuscendo a creare un ambiente sicuro. In altre parole se non è la Direzione a volere la sicurezza sul lavoro, questa deve essere pretesa dai lavoratori che devono creare i presupposti per creare un’azienda sicuro, un posto di lavoro salubre e libero da rischi, almeno quelli alti.
L’attuale momento di formazione sulla sicurezza sul lavoro deve essere un punto di partenza per la formazione che dovrà diventare un processo sempre più “esperenziale” e sempre meno teorico.
Il cambiamento della mentalità dei lavoratori è il punto di partenza per poter arrivare un domani ad una vera applicazione pratica della sicurezza in azienda.
Ma per cambiare la mentalità è necessaria una formazione effettiva ed efficace, non solo un processo burocratico, che sia ben compresa ed applicata anche tra le difficoltà che possono sorgere negli ambienti di lavoro, tra colleghi poco propensi all’applicazione della prevenzione e datori di lavoro insensibili.
Possiamo dire di essere solo all’inizio di quella che è definibile una “gestione” aziendale della salute e sicurezza sul lavoro; lo abbiamo detto non è facile, il percorso è impervio, ma l’impegno ad una formazione sempre migliore e sempre più sfruttabile per i lavoratori e per l’azienda dovrà essere sempre massimo così che il tempo dedicato alla formazione sia realmente investito per tutti (principalmente per l’azienda) e non sprecato; questo tempo dovrà porterà i frutti sperati, perché la formazione ripetiamo è un investimento per l’azienda e per i lavoratori.
Un posto di lavoro sicuro migliora la vita in azienda e rende i lavoratori più produttivi consci di lavorare in un sistema organizzato e soprattutto consci di poter tornare a casa la sera dalle proprie famiglie godendosi i momenti di relax e di riposo.