Diventare Ceo di un’azienda e, magari, assurgerla fra le realtà imprenditoriali di successo dell’ultimo decennio non è compito facile, a maggior ragione se si considera che la situazione attuale non è delle migliori. Fra concorrenza spietata e un’economia che cammina sul filo del rasoio, fra mercati liberi e multinazionali che detengono gran parte di quella torta chiamata ”clientela” è facile intuire come siano rigide le referenze richieste per un top manager.
Difficile ma non impossibile perché i segni distintivi di Steve Jobs, Marchionne, Della Valle e Zuckemberg si contano sulla punta delle dita. Ed allora: quali sono tratti caratteristici di un manager di successo?
1) Essere visionari per vincere nel futuro
La storia insegna come chi punta al futuro viene visto con diffidenza dal mondo intero, ancorato prevalentemente alla quotidianità ed all’attualità. Eppure un’azienda adotta come criteri di misurazione periodi medio lunghi ponendo obiettivi da raggiungere anche nei prossimi dieci anni. E’ vero, è necessario studiare la situazione attuale per individuare le scelte migliori da affrontare, ma è pur vero che un buon manager è colui che instilla un bisogno nell’animo dell’uomo con la certezza che domani esso diventerà una necessità. L’azienda che investe è un’impresa che utilizza risorse economiche ed umane per puntare sempre in alto e per ottimizzare l’attività nei mesi a venire: è lo stesso termine ”investimento” a denotare una visione futuristica che non deve prescindere dallo studio delle condizioni del mercato attuale.
2) Avere una visione poliedrica della realtà
Il fallimento di alcuni manager è dovuto al fatto di seguire una sola strada senza avere un quadro chiaro di quella che è la realtà in un determinato periodo. E’ appurato che un’azienda di successo punta sempre sulla massimizzazione dei profitti ma è necessario capire quali sono i fattori che muovono l’economia di un territorio, ma anche quella globale. Dirigere un’attività con i paraocchi è come guidare una strada senza volgere lo sguardo alle uscite laterali che, in un modo o nell’altro, potrebbero aiutare a trovare la scorciatoia per essere competitivi sul mercato.
Per cui è vero che il consumatore segue le tendenze, ma è anche vero che il consumatore acquista laddove il rapporto qualità – prezzo è proporzionale, ed è colui che pone attenzione ad elementi come la manifattura, l’utilizzo delle materie prime e la provenienza dei materiali. Il consumatore si identifica con il bene o il servizio che acquista quotidianamente e lo fa suo come se fosse parte della sua identità: se è valido l’assunto secondo cui il mondo è bello perché è vario, il manager di successo deve volgere lo sguardo altrove.
3) Prediligere una cultura versatile
Il manager di successo ha un curriculum di tutto rispetto: master nelle università internazionali, laurea col massimo dei voti, stage nelle rinomate multinazionali, affiancamento con figure professionali di non poco conto, esperienza che non si ferma solo alle aziende del territorio ma vanta partnership con realtà oltreoceano.
Però, nella maggioranza dei casi, è specializzato in una sola materia o, tutt’al più, in uno specifico settore circoscrivendo le sue conoscenze in un ambito limitato. Questo è dovuto all’approccio con cui si affronta il percorso accademico e la vita lavorativa, che impone l’obbligo di qualificarsi solo in determinati comparti.
Seguire corsi professionali una volta diventati manager toglie tempo prezioso per la carriera del Ceo, ma è anche vero che molti AD scelgono la strada dell’autodidattismo per acquisire una cultura che spazia dalla musica allo spettacolo, dal design all’arredo per toccare settori come la politica, la società, l’etica e la morale. Il cervello è una scatola che si arricchisce quotidianamente e si sviluppa soprattutto se viene pungolata da stimoli diversi. Interessarsi anche solo un’ora al giorno ai fatti di cronaca, dedicare una serata all’ascolto della musica, leggere un libro almeno una volta al mese aiuta ad ampliare gli orizzonti stuzzicando la fantasia in molteplici modi.
4) Sapere ascoltare gli altri
Si dice manager e si pensa ad un personaggio snob, con la puzza sotto il naso, vestito griffato dalla testa ai piedi e accompagnato da partner degni della sua posizione sociale. Ergo la figura del manager diventa irraggiungibile, alla stregua di un soggetto presuntuoso e pretestuoso dall’aspetto del ”so tutto io”. Niente di più sbagliato, soprattutto perché una persona forma il proprio carattere solo quando è a contatto con gli altri, quando si immerge nella società e acquisisce spunti dalla realtà quotidiana. Il manager di successo ascolta le idee del team aziendale senza giudicare quelle non attuabili, presta attenzione a tutto ciò che proviene dall’esterno, accetta le opinioni positive e prende ispirazioni dalle critiche utilizzando i feedback come fonte di informazione per le scelte decisionali. Sono proprio i feedback a rappresentare un prezioso scrigno da cui trarne spunto migliorando i fattori negativi all’interno dell’azienda. Le critiche aiutano a crescere e ad avere una visione ampia nell’ambito decisionale.
5) Diventare un attento osservatore
A differenza di qualche decennio fa oggi il mercato è in continua evoluzione ed i trend cambiano repentinamente: ciò che ieri era una tendenza oggi è qualcosa di sorpassato da soppiantare con nuove proposte capaci di soddisfare ogni tipo di bisogno. Il manager deve saper osservare i cambiamenti e la frequenza con cui essi avvengono, deve analizzare i fattori alla base di un’evoluzione riuscendo ad individuare quegli elementi che decidono come, quando, dove e perché il turn over può essere attuato. In altri termini è necessario anticipare le mode, saper inoculare nuovi bisogni in maniera impercettibile senza imporsi come valido referente sul mercato. Il cliente deve avere bisogno dell’azienda non perché essa è rinomata, ma perché offre alternative valide nel comparto di specifici prodotti e di determinati servizi.
6) Imparare a comunicare
La dialettica è un tratto caratteristico che non dovrebbe mai mancare in un manager di successo. Il saper colloquiare non significa conoscere a menadito la lingua italiana e gli anglicismi tipici del management, quanto piuttosto saper utilizzare linguaggi appropriati a seconda del contesto di riferimento. In altre parole il manager pianifica gli obiettivi, ma deve riuscire a proporli all’intera azienda delineandoli in maniera chiara sia a chi mastica il business, sia a chi non ha le giuste competenze per capire i tecnicismi. Qualora dovesse confrontarsi con il pubblico, il manager deve saper pubblicizzare, essere chiaro ma sintetico, aprirsi ad un mondo dove la gente non è più ignorante ma conosce a grandi linee come si muove il mercato. Il manager deve essere poliglotta, deve parlare tante lingue quanti sono gli stakeholders che entreranno in contatto con l’azienda riuscendo a rimanere fedele ai principi cardine della sua attività.
Quali sono tali principi? Empatia, determinazione, onestà e caparbietà perché il manager subdolo che mal cela le sue strategie è destinato a fallire.
7) Trasformarsi in un ottimo stratega
Aspettare che siano gli altri a trovare la giusta soluzione è tanto difficile quanto rischioso. Il manager rappresenta l’identità di un’azienda e come tale deve sapere quali strategie pianificare per rispondere al meglio alle esternalità. Se obiettivi di fondo di un’attività imprenditoriale sono la massimizzazione dei profitti attraverso la minimizzazione delle perdite, è facile intuire come alcuni fattori (crisi economiche, prezzi al ribasso dei competitor, pubblicità comparative, nuove esigenze) possano minare anche irreversibilmente l’attività aziendale.
E’ vero che ciascun membro che compone la grande squadra chiamata azienda è deputato allo svolgimento di uno specifico compito, ma è altrettanto vero che il manager deve riuscire ad individuare le soluzioni più astute ricordando che esse sovvengono solo quando si impara ad ascoltare e ad osservare il mondo circostante. La migliore soluzione non sempre è quella comunemente accettabile ma potrebbe essere l’alternativa migliore per rendere salda l’attività imprenditoriale.
8) Trovare il tempo per se stessi
Come detto prima, il manager di successo rappresenta l’identità dell’azienda diventando un tutt’uno con l’impresa di cui ne è dirigente. Ma il manager è, prima di tutto, una persona, un soggetto dotato di sentimenti, emozioni, esigenze primarie che prescindono dal suo ruolo all’interno della società e dal tipo di lavoro svolto. Che sia esso un uomo o una donna, un individuo giovane o maturo, il manager non deve mai dimenticare di ritagliarsi uno spazio da dedicare alle proprie necessità ed agli affetti che lo circondano. Gli hobbies, le passioni, il partner, i figli, gli amici devono godere della stessa importanza riservata agli obiettivi dell’attività manageriale. I due aspetti possono coincidere perché è opinione comune che un buon manager inizi a lavorare fin dalle prime ore dell’alba, riservando la sera alla cura dell’anima. Certamente non mancheranno trasferte e intere settimane fuori casa, ma è pur sempre bello evadere qualche ora da passare con quella persona che fa parte della propria vita. L’ottimizzazione del tempo è una buona strategia per migliorarsi anche sul lavoro, riuscendo a pianificare tutto senza tralasciare nulla.