L’ultimo passo che manca sia a Walmart che ad Amazon – L’“ordine perfetto”
L’espressione “Amazon vs Walmart” è diventata ormai una sorta di antonomasia usata per indicare la concorrenza tra rivenditori on-line e quelli off-line, anche se questi due canali, probabilmente, sono destinati a convergere in un unico nuovo canale: i negozi fisici si svilupperanno sempre di più nel commercio on-line; allo stesso modo, gli e-tailers cercheranno di costruire una relazione più stretta con i propri clienti.
Nel mese di febbraio 2017 la rivista americana “Fortune” ha riportato che Amazon ha catturato il 53% della crescita dell’e-commerce dell’anno passato e il 43% del reddito on-line degli Stati Uniti.
Un’altra ricerca condotta dal blog “Slice Intelligence” mostra uno dei vantaggi chiave di Amazon: un pacco spedito da Amazon viene consegnato in media in 3,4 giorni, contro i 5,6 giorni dei competitor.
La concorrenza on-line ha portato alla chiusura di centinaia di negozi fisici, i quali, tuttavia, continuano a inglobare al loro interno parecchio della strategia di e-commerce globale, dall'esperienza “dal vivo” nel negozio del marchio alla possibilità di interfacciarsi con esso attraverso l’utilizzo applicazioni mobili.
Più i negozi sono i grado di offrire ordini personalizzati, più viene fornito un servizio migliore ai clienti che effettuano ordini on-line, sia attraverso i propri canali che tramite Amazon.
Dal canto suo, Walmart ha investito fortemente nella produzione nordamericana e ha stretto alleanze con Facebook, Uber e Lyft per testare ed espandere le funzionalità di ordinazione e le consegne dei generi alimentari da dispositivi mobili
Il Dr. Yossi Sheffi del Centro di Trasporto e Logistica del MIT ha previsto che Walmart vincerà la battaglia delle consegne rapide (cioè quelle effettuate entro il giorno stesso in cui viene effettuato l’ordine) sconfiggendo quindi Amazon. Il motivo fondamentale di questa teoria è il seguente: Walmart può sfruttare migliaia di "piccoli magazzini" fisici, che non sono altro che i suoi punti vendita.
Amazon compete sia on-line che off-line; in particolare è in atto un progetto di acquisizione in più fasi di alcune librerie, da completarsi durante l’anno.
La prossima evoluzione sarà rappresentata dall’eliminazione dai negozi al dettaglio delle linee di cassa, che verranno sostituite da dei sensori che caricano direttamente sul conto del cliente il prodotto acquistato quando questi lo prende e lo porta fuori dal perimetro di vendita localizzato nel negozio. Nell’ambito invece della supply chain sono sempre più importanti gli investimenti e/o i piani che vanno dall’introduzione di robot di magazzino, l’utilizzo di aeri carco e rimorchi per autocarri, fino ad un brevetto del 2016 riguardante i centri di perfezionamento aerodinamico per il lancio di droni simili a dirigibili.
L’omnicanalità dilagante tra i rivenditori tradizionali e quelli on-line porterà in primo piano nuove tecnologie, ma nessuno affronterà i problemi che i due canali hanno in comune: la mancanza di visibilità dei dati per pianificare, produrre, personalizzare e fornire prodotti reali a persone reali in modo più efficace ed efficiente. Al momento, nella maggior parte delle supply chain mancano le funzionalità critiche per farlo.
Cosa manca? L’ordine perfetto
A fianco del rivenditore (o dell’e-tailer) ci sono vasti collettori di marchi, produttori, fornitori, imballatori, aziende di logistica e molti altri fornitori.
I marchi leader hanno già da tempo adottato i sistemi di pianificazione delle risorse aziendali (ERP), mentre i loro fornitori hanno per lo più fallito nel cercare di ricavare dati utili dai sistemi di gestione del magazzino (WMS) al fine di utilizzarli in ambito di produzione (e di personalizzazione) dei prodotti, dovendo ripiegare spesso su soluzioni che prevedono l’uso dei fogli di calcolo.
Entrambi i sistemi ERP e WMS non dispongono della specificità per gestire in modo corretto l'esecuzione e l'adempimento di grandi ordini nell’età della personalizzazione di massa, che implica sempre più l’utilizzo dell’outsourcing per le attività di produzione di e confezionamento.
Attualmente iprincipali sistemi ERP implementano il consolidato modello SCOR (Supply Chain Operations Reference), per caratterizzare le operazioni di produzione; mentre la sotto-disciplina dell’"ordine perfetto" è stata accantonata, con i relativi sostenitori che aspettando che diventi una realtà più pratica.
Uno di questi sostenitori, Dave Blanchard (di “IndustryWeek” e “Material Handling & Logistics”), ha sottolineato l'importanza del concetto di “ordine perfetto” come metrica per migliorare l’evasione degli ordini nel suo libro che tratta le migliori pratiche nella supply chain. In breve, la ricerca della “perfezione” si basa sulla percentuale di passaggi privi di errori durante tutta la vita di un ordine di acquisto (prodotto giusto, condizioni giuste, consegna in tempo e così via): più questa percentuale è bassa più l’ordine è perfetto.
Il problema è che i sistemi ERP e WMS non dispongono della specifiche funzionali per tenere traccia dei dati operativi relativi alle operazioni svolte in outsourcing (come ad esempio l'imballaggio) e delle relative locazioni geografiche. Senza la giusta tecnologia per riempire queste lacune funzionali è impossibile misurare e migliorare per diventare "più perfetti". Il modello SCOR sarà uno dei temi affrontati nel prossimo WERC, il Consiglio dei magazzini e della ricerca: abbiamo qualche speranza in un ulteriore avanzamento nella disciplina dell’“ordine perfetto”.
Il noto consulente, colaboratore di Forbes e profondo pensatore, Steve Banker ha scritto in Logistics Viewpoints, che la metrica dell'ordine perfetto “è una delle metriche più critiche da sviluppare” e necessita di un elevato grado di attenzione nei prossimi anni.
I marchi e i loro partner di outsourcing usati per la produzione e l'imballaggio dei prodotti possono utilizzare le caratteristiche specifiche di soluzioni come “PackManager” di Nulogy per ricavare metriche di tipo ordinario e indicatori sulle performance chiave.
Anziché individuare troppe variabili, gli esperti consigliano agli utenti di iniziare con alcune metriche chiave, come la consegna puntuale, la corretta emissione delle fatture e i calcolo dei tassi di danneggiamento dei prodotti consegnati per almeno cerare di tendere all'evasione ottimale dell’ordine.
Oltre a miglioramenti interni, le aziende possono raggiungere una maggiore integrazione con i partner. L'obiettivo è quello di realizzare un'impresa unificata e collaborativa che permetta la personalizzazione dei prodotti anche nell’ultimo miglio riducendo i rifiuti su scala mondiale nell’erogazione del servizio ai retailer e ai consumatori finali.
È passato molto tempo quando il termine "brand" era sinonimo di "produttore", la tecnologia è avanzata molto fino al punto che oggi è possibile creare un'impresa trasparente ed estesa in grado di unire marche, fornitori e servizi da ultimo miglio.
Senza una tale integrazione, la velocità del mercato desiderata dagli Amazon e dai Walmart verrà compromessa dall'inevitabilità; se tuttavia i marchi ed i loro fornitori riusciranno a condividere gli stessi dati – raggiungendo quindi l’unicità della fonte della verità – emergeranno nuove opportunità.
Naturalmente, nuove opportunità comportano nuove sfide, incluse quelle di fornire ai retailer – on-line e off-line – una maggiore visibilità sui dati.
“Alcuni grandi retailer hanno una visione molto più esigente di quello che è un ordine perfetto", afferma Banker, aggiungendo che “un produttore deve collaborare con i suoi partner di vendita per garantire una forte performance di magazzino presso lo scaffale al dettaglio, che, in ultima analisi, porta ad un aumento dei ricavi e dei profitti per entrambe le parti”.