È la relazione che genera l’organizzazione
Tempo fa, il periodico statunitense The New Yorker pubblicò una vignetta nella quale un uomo seduto in poltrona spingeva un’enorme tessera da domino che lo stava minacciando da sinistra. «Finalmente posso rilassarmi», stava ovviamente dicendo a se stesso l’uomo nella vignetta. Naturalmente, non vedeva che la tessera ne stava spingendo un’altra, che a sua volta ne avrebbe spinta un’altra e un’altra ancora e che la catena di tessere dietro di lui sarebbe finita col fare il giro intorno alla sua poltrona per colpirlo da destra.
La morale è che troppo spesso tendiamo a concentrarci su singoli accadimenti, peraltro chiedendoci perché i nostri problemi non trovino una soluzione, senza considerare che ogni fatto è solo la risultante di una concatenazione di connessioni. Questo vale sia se consideriamo la vita del singolo individuo sia il funzionamento delle organizzazioni economiche e sociali. O, per meglio dire, se ci riferiamo a tutto ciò che ci circonda e del quale siamo partecipi.
A conferma di ciò, aggiungiamo due contributi provenienti da ambiti che non sono abitualmente tenuti in conto da parte di chi si occupa di management e che spesso ci piace pensare antitetici tra loro.
Il primo ce lo offre il fisico Carlo Rovelli che nel suo libro “La realtà non è come ci appare” mette in evidenza come: "Gli elettroni non esistono sempre. Esistono solo quando interagiscono. Si materializzano in un luogo quando sbattono contro qualcosa d’altro. L’aspetto relazionale di tutte le cose è uno dei fondamenti della meccanica quantistica".
Il secondo contributo è del teologo Vito Mancuso. Nel suo libro “il bisogno di pensare” scrive: "Ogni cosa, il mondo nel suo insieme e ogni singolo oggetto al suo interno, scaturisce dalla relazione ed è relazione. Il termine logos deriva dal verbo légein, che solo in seconda battuta significa “dire” mentre il significato primordiale è piuttosto “raccogliere, mettere insieme”, sicché la traduzione più appropriata di logos, in quanto principio originario e costitutivo, è relazione. Non “In principio la parola”, ma piuttosto “In principio la relazione”, legando il principio alla dinamica che accorda e raccorda, e che crea un sistema…".
Tutto, dagli atomi alle stelle agli organismi, appare, quindi, frutto di aggregazione, secondo una visione della natura abitata da un’intrinseca tendenza alla relazione e all’organizzazione sistemica.
Se ogni cosa è un sistema, allora la logica della natura è strutturalmente volta alla creazione di sistemi. Possiamo definire tale logica come un’attività di comunicazione: la logica relazionale che permette l’aggregazione è comunicazione, nel senso che elementi estranei tra loro comunicano e diventano comuni, formano un’unità superiore.
L’essere umano è parte di questa natura. Quindi, non solo ciò che è espressione della natura si configura come un sistema, ma anche le opere dell’uomo, come le aziende e qualunque altra organizzazione esistente, sono dei sistemi. Esse pure sono legate da tessuti invisibili di azioni interconnesse, che spesso richiedono anni per esercitare completamente i loro effetti reciproci. Elemento del tutto sottovalutato o, ancor più gravemente, non considerato da un approccio gestionale indirizzato verso un orizzonte temporale breve o brevissimo.
Ma, questa è un’altra questione che proveremo ad affrontare in un prossimo articolo.
Torniamo al tema delle relazioni. Dato che noi stessi siamo parte di questa trama, vedere l’intero schema non è sempre cosa facile.
Ma è una necessità se vogliamo agire e guidare le organizzazioni, se vogliamo interpretare correttamente i problemi e le sfide, se vogliamo trovare le soluzioni più efficaci allo sopravvivenza e allo sviluppo delle stesse organizzazioni. Per capire le più difficili questioni manageriali è necessario osservare l’intero sistema che genera quelle questioni: avere una elicopter view !!
Un contributo rilevante ci giunge dalle elaborazioni di Peter Senge e dal pensiero sistemico. Esso è uno schema concettuale, un corpo di conoscenze e di strumenti elaborato nel corso degli ultimi cinquant’anni per rendere più comprensibile la realtà e per aiutarci a scoprire come affrontarla in modo efficace.
Il pensiero sistemico è la disciplina del vedere gli interi. È uno schema di riferimento per vedere le interrelazioni anziché le cose, per vedere i modelli di cambiamento piuttosto che le «istantanee» statiche: è un insieme di principi generali, elaborati nel corso degli anni, che spaziano su campi diversi quali le scienze fisiche e sociali, l’ingegneria e il management, la filosofia e la teologia.
La prospettiva sistemica ci dice che per comprendere i problemi importanti dobbiamo guardare al di là degli errori dei singoli o della cattiva sorte. Dobbiamo guardare al di là delle personalità e degli eventi.
Dobbiamo guardare alle strutture sottostanti che modellano le azioni individuali e creare le condizioni in base alle quali i diversi tipi di eventi diventano probabili.
Il termine «struttura», come utilizzato qui, non significa la «struttura logica» di un’argomentazione elaborata con cura o la «struttura» come è mostrata da un organigramma. Piuttosto, la «struttura sistemica» riguarda le interrelazioni chiave che influenzano il comportamento nel tempo
Non si tratta solo delle interrelazioni tra singole persone, che pur hanno un peso, ma anche fra variabili chiave, come la popolazione, le risorse naturali, i cambiamenti climatici, etc. O, ancora, tra le idee di prodotto dei tecnici e il know how tecnico e manageriale presenti all’interno di un’azienda.
È, altresì, importante comprendere che quando si usa il termine «struttura sistemica» non si intende semplicemente una struttura al di fuori dell’individuo. La natura della struttura dei sistemi umani è sottile perché noi siamo parte di quella struttura. Ciò significa che spesso abbiamo il potere di modificare le strutture entro le quali operiamo.
Peter Senge mette bene in evidenza questo aspetto: "Al cuore delle organizzazioni che apprendono vi è un cambiamento di opinione – dal vederci come separati dal mondo al vederci connessi al mondo, dal guardare ai problemi come se fossero causati da qualcuno o qualcosa “là fuori” al renderci conto del fatto che sono le nostre azioni a creare i problemi che sperimentiamo".
In conclusione: se le cose esistono in quanto risultato di una relazione, una organizzazione similmente è il risultato di un insieme di relazioni. La loro quantità e qualità determineranno le caratteristiche dell’organizzazione e la sua capacità di sopravvivere. Dunque, bisogna comprendere come le relazioni funzionano e imparare a gestirle nel miglior modo possibile.
Ci preme quindi sottolineare come la visione di breve periodo, tipica di alcuni analisti finanziari interessati più ai risultati del quarter che alla capacità dell'azienda di creare valore nel tempo per i suoi stakeholders, piuttosto che la tendenza di alcuni direttori di funzione tesi a concentrarsi su proprio silos organizzativo, perdendo di vista le relazioni interfunzionali con i colleghi del board, siano atteggiamenti estremamente pericolosi per il futuro delle nostre organizzazioni.
Federico Castelletti Cazzato & Nicola Longo