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Cambiano le priorità dei lavoratori

Cambiano le priorità dei lavoratori

Più soldi o più tempo libero? Più umanità o più tecnologia?

Maggiori guadagni oppure più tempo libero?

Nell'ambito di qualsiasi attività professionale, uno dei principali dilemmi si riferisce alla scelta tra avanzamento carrieristico (con più impegno non soltanto personale ma anche di tempistiche), e maggiore disponibilità di tempo libero a scapito del lavoro.

Parlando di miglioramento della posizione in ambito lavorativo ci si riferisce non soltanto alla carriera, ma anche all'entità dello stipendio, il cui valore è strettamente collegato al numero di ore dedicate alla propria attività.

Pertanto un lavoratore si trova inevitabilmente a prendere in considerazione alcune priorità in rapporto alle sue personali esigenze.

Queste problematiche sono molto più incisive per le professioni femminili dato che le donne di solito devono interessarsi, oltre al lavoro, anche alla gestione di casa e famiglia e spesso tale situazione può rivelarsi piuttosto problematica proprio per mancanza di tempo.

Le attuali tendenze vedono la figura femminile sempre più proiettata verso ambiziosi traguardi professionali, in relazione al fatto che molte donne non trovano più appagamento soltanto in ambito famigliare.

Un pò più di tempo libero da dedicare alle proprie passioni oppure uno stipendio più alto?

Secondo le più recenti tendenze, molte aziende si stanno orientando a lasciare questa possibilità di scelta ai propri dipendenti, ottenendo quasi all'unanimità la stessa risposta.

I lavoratori preferiscono anche solo un'ora settimanale di libertà piuttosto che incentivi economici. Da questi dati emerge con evidenza come la risorsa più preziosa sembra essere quella del tempo e non del denaro, specialmente per le lavoratrici, spinte dal desiderio di stare vicino ai figli.
La conciliazione tra famiglia e lavoro, considerata spesso una semplice utopia, sta invece assumendo un ruolo decisivo, in grado di condizionare notevolmente le scelte dei lavoratori.

La tendenza di privilegiare una maggiore disponibilità di tempo libero è collegata anche a motivi economici; infatti spesso le madri che lavorano sono costrette a ricorrere a baby sitter a cui affidare i figli negli orari non coperti dalla scuola.

A conti fatti, molte lavoratrici si sono trovate di fronte a una chiara evidenza: il guadagno derivante da qualche ora di straordinario veniva speso necessariamente per la custodia dei figli.

Un'altra esigenza che i lavoratori sentono sempre maggiormente è quella di praticare attività sportiva, per evitare tutta una serie di disturbi derivanti dalla sedentarietà.

Pertanto, per lavorare meglio essi tendono a ritagliarsi qualche ora da dedicare all'attività fisica, magari in palestra oppure all'aria aperta, diminuendo però l'impegno professionale.

Per conciliare queste necessità, molte aziende hanno aderito a programmi di smart working, offrendo ai propri dipendenti l'opzione di lavorare da casa uno o più giorni alla settimana, quando le condizioni lo consentono.

Ovviamente il welfare aziendale deve tenere conto delle scelte personali dei singoli dipendenti, evitando qualsiasi genere d'imposizione; infatti non sempre e non tutti i lavoratori sono propensi a queste decisioni e devono pertanto godere della massima libertà.

Un discorso a parte si riferisce ai lavoratori precari e a quelli autonomi, il cui ruolo non è inserito all'inteno di una struttura aziendale; in questi casi le loro priorità sono infatti di tutt'altro genere.

Più tecnologia oppure maggiore umanità?

In un'epoca dove le continue innovazioni tecnologiche risultano sempre più invadenti e pervasive, fino a contribuire alla scomparsa quasi totale del rapporto umano interpersonale, l'etica professionale si pone numerosi interrogativi al riguardo.

In molte situazioni i lavoratori sono attratti dall'apparente semplificazione del proprio lavoro quando subentrano massicci interventi tecnologici, finalizzati ad alleggerire il carico personale.

Se da un lato questa opportunità esiste concretamente, d'altro lato comporta notevoli rischi di spersonalizzazione dell'individuo, il cui ruolo viene progressivamente sostituito da macchine.

In questi casi si realizza un netto aumento produttivo, ma anche un annullamento della personalità del lavoratore, obbligato a una estenuante ripetitività di azioni sempre uguali e per nulla creative.

In un primo tempo il welfare aziendale è stato decisamente favorevole all'introduzione di continue innovazioni tecnologiche, che nel tempo hanno rivelato però molti aspetti negativi.

Infatti la componente umana, la creatività personale, la partecipazione attiva a qualsiasi attività lavorativa sono altrettanti fattori di fondamentale rilevanza per garantire una produttività di elevata qualità.

Quando un operaio si trova obbligato a svolgere sempre e soltanto un'attività meccanica, la sua attenzione tende a diminuire e di conseguenza aumenta il rischio di errori di gestione.

Inoltre un lavoratore di questo tipo è quasi sempre una persona irrealizzata e quindi insoddisfatta, peggiorando la sua interazione con l'ambiente esterno.

Tenendo conto di tali problematiche, molte aziende sono attualmente orientate verso una maggiore umanizzazione dell'attività lavorativa, cercando di valorizzare la personalità dell'operaio pur senza limitare la componente tecnologica della lavorazione.

La tecnologia si sviluppa con un incessante ritmo esponenziale, ridefinendo il modo in cui viene svolto qualsiasi lavoro; pertanto è necessario che tale ingerenza non assuma caratteristiche troppo invasive per evitare l'annullamento psicologico dell'individuo.

Come al solito "in medio stat virtus", come afferma il famoso detto latino secondo cui è indispensabile cercare un produttivo equilibrio tra le pur necessarie innovazioni tecnologiche e la partecipazione umana del lavoratore.

Lunedì, 25 Novembre 2019. Postato in Risorse umane, Soft Skill

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