Formazione a costo zero, perche’ no?

Formazione a costo zero, perche’ no?

Incentivare nelle persone la propensione a curare e rinnovare con costanza il proprio patrimonio di competenze e saperi è considerato un fattore determinante per la costruzione di una Europa in grado di essere al tempo stesso inclusiva socialmente e competitiva economicamente.

La partecipazione degli adulti ad attività educative e formative, anche prescindendo da immediate esigenze professionalizzanti è, da almeno un quindicennio, un aspetto posto al centro delle politiche che cercano di innalzare i complessivi livelli di qualificazione della popolazione e delle forze di lavoro, poiché è solo attraverso un attivo circuito di trasmissione delle conoscenze che si possono formare lavoratori costantemente aggiornati e cittadini in grado di operare scelte consapevoli.

Nell’impostazione dei programmi formativi le aziende si trovano ad affrontare due temi: quello della motivazione dei dipendenti alla partecipazione e quello delle risorse economiche necessarie a realizzare i programmi.

Per quanto riguarda il primo tema un proficuo contributo è offerto dall’indagine realizzata nel mese di luglio del 2014, da EF Education First (Società di formazione internazionale, fondata nel 1965, focalizzata sulla lingua, sui viaggi di istruzione, e sull’esperienza culturale). L’indagine ha coinvolto oltre 1.000 dirigenti e quadri con responsabilità in materia di formazione e sviluppo, impiegati in aziende che contano più di 1.000 dipendenti. Hanno partecipato 100 o più intervistati provenienti dai seguenti dieci paesi: Brasile, Cina, Francia, Germania, Messico, Russia, Spagna, Svezia, Regno Unito e Stati Uniti. I risultati dell’indagine e di ulteriori interviste di approfondimento con esperti del settore, forniscono un contributo utile a individuare le tecniche motivazionali e le strategie più efficaci da adottare nelle attività formative.

Dall’indagine emerge che: << Le aziende sono convinte di aver compreso pienamente il concetto di motivazione, ma in realtà si trovano di fronte ad un insieme complesso di considerazioni, di cui spesso non riescono a cogliere le ragioni, con il rischio di non sfruttare le opportunità offerte dalla formazione.

Convincere i dipendenti ad iniziare e a completare un percorso formativo è un compito che presenta molte sfaccettature. Nella fase iniziale è fondamentale illustrare con chiarezza i vantaggi della formazione per il singolo dipendente. Una volta avviato il processo di formazione, entrano in gioco altri fattori di natura prettamente emotiva, correlati all’ambiente formativo. Le aziende devono adattare dinamicamente le strategie motivazionali nel corso del ciclo di formazione per garantire che la motivazione sia efficace in ciascuna fase.

Le gratifiche sono considerate il miglior strumento motivazionale a tutti i livelli, ma esistono altre tecniche che dovrebbero essere utilizzate in combinazione. Come strumento secondario, la competizione si dimostra più efficace in alcuni paesi, mentre la motivazione diretta è una scelta migliore in altre regioni.

Eppure le aziende non devono rifiutare a priori l’idea di imporre delle penalità, in quanto queste ultime possono rivelarsi molto efficaci. I datori di lavoro tendono a sottolineare la responsabilità del dipendente nel successo della formazione, ma si tratta di un errore. Il datore di lavoro ha un ruolo fondamentale nel garantire le giuste condizioni per l’apprendimento, sostenendo il dipendente durante il corso e facendo in modo che questi possa in futuro mettere in pratica le nuove competenze acquisite >>.

Per quanto riguarda l’investimento economico necessario ad attivare i programmi formativi un importante contributo è rappresentato dai Fondi Interprofessionali.

Questi Fondi hanno lo scopo di finanziare, in tutto o in parte, i Piani Formativi Aziendali, Settoriali, Territoriali o Individuali che le imprese, in forma singola o associata, decidono di realizzare per i propri dipendenti. I Fondi finanziano non solo corsi di formazione, ma qualsiasi “progetto di sviluppo del capitale umano”.

L’adesione ai Fondi avviene semplicemente mediante indicazione sulla denuncia mensile Uniemens (ex mod. DM/10) del codice relativo al Fondo prescelto e del numero di dipendenti per i quali l’azienda versa il contributo. L’adesione può avvenire in qualsiasi momento dell’anno e gli effetti finanziari e contributivi si producono immediatamente.

Il Rapporto annuale sulla Formazione continua, giunto alla sua sedicesima edizione (2014 -2015) e realizzato dall’Isfol per conto del Ministero del Lavoro, fotografa in modo puntuale la realtà:

<< A ottobre 2015 (ultimo dato disponibile) sono 909.963 le imprese che hanno aderito ai Fondi per i dipendenti e 20.762 quelle che hanno aderito ai Fondi per i dirigenti per un totale di 930.725 imprese.

Si conferma il progressivo interesse che ha fatto sì che in molti territori e in alcuni ambiti settoriali si sia vicini a una saturazione del potenziale rispetto all’universo delle imprese attive.

In oltre un decennio – a partire dal 2004 – i Fondi interprofessionali hanno gestito circa 5,2 miliardi di euro, per una media annuale che si attesta intorno ai 450 milioni l’anno.

Nel corso del 2014 il tasso di partecipazione della popolazione adulta (25-64 anni) in attività educative e formative ha raggiunto in Italia l’8%, pari a 2,6 milioni di persone >>.

Se confrontiamo questo dato con la media Europea che è pari al 10,7, ma soprattutto con altri paesi dell’Unione (Danimarca 31,7%, Svezia 28,9%, Francia 18,3%, Gran Bretagna 15,8%, Germania 7,9%, Spagna 9,8%, Portogallo 9,6%) possiamo rilevare come il nostro paese debba incrementare il numero delle persone partecipanti a programmi formativi. Ciò per mantenere e aumentare la nostra capacità competitiva.

Dall’indagine Isfol Intangible Assets Survey, sul ruolo della formazione rispetto agli altri investimenti intangibili (ricerca e sviluppo, software, branding, innovazione organizzativa, design), emerge come << i fattori intangibili abbiano un impatto positivo crescente sullo sviluppo delle imprese e dell’economia >>.

Nel 2015 (dato aggiornato al 21 ottobre) le risorse disponibili dei Fondi sono state pari a Euro 398.997.284,82. Un bel “gruzzolo” di Euro.

La questione rilevante sulla quale è necessario riflettere, anche alla luce delle considerazioni contenute nel rapporto Isfol, è che non tutte le risorse disponibili sono utilizzate dalle aziende (ciò vale soprattutto per gli anni passati). Quindi, la domanda che vogliamo condividere è: perché ciò accade?, perchè le aziende non "approfittano" di questa straordinaria opportunità ?

La conseguenza di questo comportamento difficile da comprendere è che le aziende perdono costantemente la possibilità di realizzare progetti di sviluppo del capitale umano, oggi determinanti per poter competere nei propri mercati di riferimento, a “costo zero”.

Per approfondimenti: www.nemeaservizi.it

Federico Castelletti Cazzato & Nicola Longo

www.skillsmanagement.it

Venerdì, 15 Luglio 2016. Postato in Risorse umane, Soft Skill, Risorse umane

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